La Ratio studiorum prevedeva norme comuni per i professori e norme specifiche a seconda della materia di insegnamento. Gli scolari erano distinti tra esterni, cioè laici che rimanevano tali e scolastici, coloro che volevano entrare nell’ordine.
L’ordinamento degli studi prevedeva tre corsi successivi:
- Il corso umanistico: la cui frequenza iniziava tra i dieci e i dodici anni, era il primo e si articolava in tre anni di grammatica e lo studio dei grandi autori classici che garantiva l’acquisizione della padronanza scritta e orale delle lingue
- Il triennio filosofico: si può paragonare al triennio del liceo classico. Gli allievi studiavano la logica e la fisica aristoteliche, la cosmologia, la matematica, l’etica e la psicologia filosofica
- Il quinquennio di teologia: un corso universitario riservato a chi voleva entrare nell’ordine e prevedeva lo studio delle Sacre Scritture, dell’ebraico e della teologia morale e dogmatica
I gesuiti introdussero molte novità didattiche, mutandoli dalle esperienze del cosiddetto modus parisiensis, alcune furono:
- La divisione degli alunni in classi a seconda dell’età, questo favoriva il mantenimento della disciplina e una didattica uniforme
- La gradualità dell’insegnamento alle inclinazioni e disposizioni dei singoli allievi
- La presenza di un solo docente che insegnava tutte le materie
- L’introduzione di esami per il passaggio da un livello a quello superiore
- La regolamentazione di premi e punizioni
- L’obbligo di parlare in latino
- L’addestramento alla memoria
- L’allenamento a superare la timidezza, a padroneggiare il latino e a controllare la postura.
- L’esercizio della pietà e della carità.
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