giovedì 3 ottobre 2019

PEDAGOGIA| La Ratio studiorum

La Ratio studiorum 

A Messina i gesuiti si interrogarono su quale programma scolastico fosse migliore e per stabilirlo si avviarono una serie di sperimentazioni.
Le proposte erano di volta in volta esaminate a Roma da un'apposita commissione e poi riprodotte in vari collegi.
Nel 1599 la ratio studiorum costituì il modello indiscusso cui fecero riferimento anche gli altri ordini religiosi. Disciplinava le centinaia di collegi gesuitici, dotandoli di un piano di studi e di regole uguali, era per così dire una scuola transazionale e la cui lingua era il latino.
La ratio studiorum era un ampio documento, articolato in trenta capitoli che definiva le regole che dovevano seguire i superiori, i professori e gli alunni, nonché orari, programmi, didattica e le norme di comportamento.
I gesuiti avevano un quarto voto, la diretta obbedienza al papa, che permetteva loro di non essere dipendenti dai vescovi. Non avevano suddiviso i territori in diocesi, ma in province.
Questa struttura era più agile di quella diocesana e consentiva grande mobilità e rapidità di azione all'ordine. 
La struttura scolastica era piramidale e prefigurava quella che sarebbe stata assunta dallo stato.

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